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La forza della famiglia nella Valpolicella Classica

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Incontra il Produttore: Luca Speri

Luca, ci racconti un po’ le origini della sua azienda, e quello che siete diventati oggi.
La storia dell’azienda inizia nella prima metà del 1800: tantissima vigna ma anche ulivi, ciliegi, grano e bestiame. Nel tempo ci siamo specializzati e oggi la famiglia Speri è arrivata alla settima generazione con un’estensione di circa 60 ettari di vigneto nelle zone più vocate della Valpolicella Classica. Dal secondo dopoguerra possiamo dire che ormai eravamo quasi pienamente specializzati nell’uva e nel vino fornendo la ristorazione veneta e anche qualcosa in altre regioni e Svizzera.

La forza dell’azienda è sempre stata ed è tuttora il gioco di squadra che oggi vede impegnate tre generazioni – Carlo, Alberto, Giampaolo, Giampietro, Laura, Chiara, Luca e Giuseppe – nella gestione dell’attività produttiva in tutte le sue fasi, dalla vigna alla bottiglia. Dopo anni di agricoltura sostenibile l’azienda - nel 2015 - ha ottenuto la certificazione biologica su tutta la produzione.

Nel rispetto del patrimonio territoriale, coltiviamo da sempre solo vitigni autoctoni della Valpolicella (Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e altre varietà indigene), vinifichiamo esclusivamente le uve provenienti dai propri vigneti e seguiamo l’intero processo produttivo.

Lei di cosa si occupa esattamente in azienda?
Mi occupo della parte commerciale dell’azienda. Non siamo “grandi” a livello di numeri, in una buona annata siamo attorno alle 450.000 mila bottiglie ma siamo molto ben distribuiti nel mondo. Come tutti in azienda sono partito dai lavori di campagna durante il periodo della scuola per poi passare alla cantina e poi al commerciale dove mi sono fermato seguendo tutti gli importatori e ovviamente viaggiando. Essendo la nostra azienda familiare si fa sempre un po’ di tutto e siamo reciprocamente interscambiabili, per fortuna direi che non c’è tempo per annoiarsi!

Oggi sempre più spesso si sente parlare di tradizione, di terroir, di sostenibilità. Quali sono i vostri progetti in questa direzione?
Tradizione per noi è una parola chiave e credo che nel nostro caso vada a braccetto con terroir. Siamo “storici” nel senso che facciamo vino in Valpolicella Classica da 150 anni e abbiamo sempre cercato di essere fedeli a noi stessi, a questa natura e alle tradizioni. Questo significa solo vini DOC e DOCG della Valpolicella e solo da uve autoctone storiche che provengono esclusivamente da vigneti di proprietà.

Abbiamo sempre cercato di portare sulle tavole di tutto il mondo la Valpolicella più autentica in termini di varietà e stile. Uno stile che negli anni 90 forse era fuori moda perché fondato sull’eleganza e profondamente gastronomico, uno stile ma che ha sempre avuto le fondamenta ben ancorate alla tradizione.

Terroir: abbiamo cominciato negli anni 60 a fare vini selezionando e studiando i cru, cercando il terreno e le condizioni perfette per ogni tipo di vino, abbiamo sempre creduto molto nel terroir e nella forte personalità e tipicità di ogni territorio. Terroir significa anche rispettare i metodi e cultura tipica del posto: ad esempio fare appassimenti naturali e non forzati, mai troppo spinti. Oppure quando abbiamo investito in viticoltura, cercando di mantenere e “modernizzare” il tradizionale metodo di allevamento a pergola veronese. Negli anni ’90 abbiamo per primi studiato ed impiantato una “pergoletta inclinata aperta” che ha una più elevata densità e che allo stesso tempo garantisce il giusto apparato fogliare per una corretta maturazione. Un’alternativa all’introduzione in quegli anni del guyot. Ad oggi il “nostro” sistema è il più adottato nell’area della Valpolicella Classica.

Mentre innovazione e tecnologia per voi quali significati hanno?
Tecnologia e innovazione sono fondamentali per raggiungere livelli di qualità superiori, ci deve essere sempre un grande studio scientifico. Non crediamo che innovazione voglia dire fare vini nuovi con diversi profili, pensiamo invece alla tecnologia come strumento per elevare alla massima potenza le caratteristiche di personalità e tipicità. L’importante è avere un obbiettivo ben definito che per noi è la qualità. Facciamo l’esempio della certificazione biologica: al momento siamo 100% BIO certificati sui nostri 60 ha. Questo è stato possibile solo dopo grandi studi e sperimentazioni, unitamente alla produzione di nuovi macchinari e tecniche innovative, un percorso volutamente lungo ed attento, fatto di prove, e sperimentazioni: errori e vittorie.

Quale vino della sua cantina farebbe assaggiare a una persona che dice di non capire nulla di vino, e perché?
Amarone Classico Sant’Urbano. Il nostro vino più celebre e sicuramente più di impatto. Credo che un corpo generoso, una profondità e pienezza - sempre eleganti e mai stucchevoli - possano sempre impressionare chiunque si trovi davanti ad una bottiglia, in particolare di Amarone.

Qual è il consumatore tipo di riferimento della sua azienda, a chi si rivolge il vostro vino?
Il nostro lavoro nel mondo è orientato al settore horeca ed enoteche specializzate. Il nostro terreno di gioco è la gastronomia sia per le caratteristiche dei vini: eleganza e raffinatezza che per il loro prezzo. Tendenzialmente il nostro consumatore ha già una certa esperienza e ricerca uno stile ed una personalità definite e che sa cosa vuole.

La vostra cantina come si posiziona sul mercato nazionale e su quello internazionale?
Il 25% viene distribuito in Italia ed il resto “vola” in altri 50 Paesi. Tendenzialmente lavoriamo con importatori esclusivisti cercando di avviare collaborazioni a lungo termine con leader nel settore e lo stesso facciamo in Italia. Alcuni esempi sono la distribuzione Meregalli in Italia dal ’94 oppure Empson USA dagli anni ’70 ed il Canada con Lifford dall’88.

Tutti i produttori di vino hanno almeno un vino della propria produzione a cui sono molto legati, il suo qual è?
Valpolicella Classico Superiore Sant’Urbano. Con la crescita del Ripasso sul mercato ci si è un po’ dimenticati del vino storico della zona che dava sempre grande qualità ad un prezzo ottimo. Credo potrà essere il vino del futuro della nostra zona. Grande bevibilità ed eleganza con buona complessità ed un alcohol equilibrato 13,5%. È il mio vino “quotidiano”, quello che scelgo quando sono a casa. L’Amarone ovviamente si tiene per momenti o pasti importanti.

Mi consiglia il vino di un’altra cantina?
Eh domanda difficile! Andando fuori dalla Valpolicella direi che il nebbiolo mi affascina sempre molto. Ultimamente ho molto apprezzato il Valtellina Superiore Sassella Rocce Rosse della azienda AR.PE.PE.

Ha un sogno nel cassetto?
Un po’ troppi! Direi poter assaggiare tra 20 o 30 anni i vini fatti oggi e capire come si sono evoluti. Quando assaggio ora gli Amaroni degli anni ’70 e ’80 fatti dai nostri genitori li trovo spettacolari. Speriamo davvero di riuscire a farli altrettanto bene, se non meglio…è l’impegno che ci siamo dati!